il prezzo della libertà (di stampa)
Gli attentati alla libertà di stampa o di pensiero sono sempre più evidenti, in Italia. Oltre alla grande “trovata” della legge Levi-Prodi, di cui parleremo un’altra volta, lo spettro delle cause di risarcimento miliardari pesa sempre di più nell’esercizio della professione giornalistica. Disattendendo completamente la legge sulla stampa che contempla prima la rettifica, molti “oltraggiati” vanno direttamente alla querela abbinando subito la causa civile di risarcimento. Minimizzate le responsabilità del direttore, l’unico attaccabile è solo il giornalista estensore dell’articolo. Il problema è che molte volte la giustizia è cieca: un caro amico si è visto condannare per avere anticipato una concussione di un uomo politico, che poi è stato condannato passato in giudicato per lo stesso reato. A volte sono le fonti che inducono in errore, ancora un amico è sato condannato (si spera in un appello che aggiusti la cosa) per aver dato del pregiudicato a un uomo, che realmente non lo era. La notizia gli era stata passata dall’autorità giudiziaria. Gli eredi, perchè nel frattempo l’uomo è stato ammazzato in un agguato, hanno subito intentato causa per diffamazione, chiedendo anche un risarcimento adeguato. Queste cause si protraggono per svariati anni con un costo non indifferente. Praticamente si è imbavagliata la stampa e i giornalisti. Ora io mi chiedo, visto che un articolo su un quotidiano viene mediamente pagato cinque euro, non sarebbe il caso di chiedere risarcimenti adeguati al prezzo di un articolo?