Miti e Arte Contemporanea
Fa un certo effetto vedere il successo di pubblico che sta avendo a Milano alla Fondazione Mazzotta la mostra dedicata al gallerista napoletano Lucio Amelio. Un successo che probabilmente, se ancora vivo, avrebbe sicuramente minimizzato. Nei primi anni ’90 lavoravo per un magazine che si chiamava “Vestire a Napoli” e proposi al mio capo una intervista a uno dei leader indiscussi dell’arte contemporanea nazionale. Grazie a Paola Colacurcio, sua assistente di galleria, riuscìì ad avere un appuntamento al quale mi precipitai con in mente le tante raccomandazioni avute da suoi conoscenti, con un registratore e con la mia Minolta 7000i Dinax caricata ad invertibile. Appena arrivato i miei timori di trovarmi di fronte a un personaggio “eccentrico” svanirono completamente. Fu veramente splendido nel mettermi a mio agio. La cosa straordinaria era data dal fatto che si discorreva di Warhol e di altri miti della pop art, come se si parlasse di un normale vicino di casa. Mi offrì un ottimo the caldo e si lasciò docilmente fotografare, giocando con alcune opere di Kunellis e divertendosi a presentare i suoi pupilli di galleria. Dal punto di vista tecnico il nostro incontro fu viziato da un rumore ciclico sul nastro audio e da una leggera dominante bluastra dovuta al flash dedicato Minolta che sottoesponeva notevolmente. dal punto di vista umano fu per me un notevole arricchimento. Lo rividi un’ultima volta durante una vernice di Emilio Vedova, poi, se non ricordo male, diradò la sua attività. Sapemmo che era malato e dopo pochi anni morì. La sua galleria non sopravvisse alla sua morte.
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