Delazione, fotografia e frutta
Il settore della fotografia in Italia sta attraversando un periodo di profonda crisi. Avvento di nuove tecnologie, diversa fruizione delle immagini e modifiche sostanziali del costume, hanno contribuito a gettare l’intera categoria in una crisi strisciante iniziata nella seconda metà degli anni Novanta. Più volte alcune organizzazioni di categoria hanno tentato di mettere un freno, a volte con provvedimenti da operetta, al progressivo diradarsi delle commesse. Provvedimenti che si ispirano a concezioni protezionistiche , e che non fanno riflettere sul fatto che una parte rilevante della categoria si muove con sistemi vecchi e ammuffiti. Come in ogni periodo di magra, i principali imputati sono i cosiddetti abusivi che toglierebbero lavoro ai fotografi che pagano le tasse. Ed è proprio in questa ottica che l’Associazione Fotografi Professionisti di Parma ha inviato una lettera ai vertici provinciali della Guardia di Finanza indicando svariati nomi di presunti abusivi che eserciterebbero la professione a scapito dei fotografi che hanno una partita iva. La sensazione leggendo questa lettera è quella di essere alla frutta. La delazione è sempre stata ritenuta un’azione odiosa, tanto che nei fumetti la spia è sempre disegnata con tratti somatici alla Cesare Lombroso. Senza pensare che spesse volte questi stessi abusivi in periodo di piena lavorativa, sono impiegati tranquillamente dai fotografi regolari per coprire eventi minori, o come aiutante durante servizi impegnativi, probabilmente con compensi in nero.