Flickr, La Repubblica e la Banda Bassotti

Questa è la lettera che l’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti ha suggerito di inviare a La Repubblica, dopo che il desk ha utilizzato delle foto pubblicate su flirck, senza chiedere e corrispondere i diritti per l’uso di queste immagini.

Gruppo Editoriale L’Espresso – La Repubblica

Alla cortese attenzione del dottor

Stefano Mignanego – direttore Centrale Relazioni esterne

dr.ssa Franca Prest – ufficio stampa

dr. Andrea Galdi – coordinatore visual desk la Repubblica

via Cristoforo Colombo 149

00147 ROMA

E per conoscenza:

Giuseppe Smorto – condirettore la Repubblica

Massimo Razzi – vicedirettore la Repubblica

Angelo Melone – caporedattore centrale

23 dicembre 2010

Egregi,

sono un fotografo professionista, il che significa che dedico la mia vita, con professionalità, alla fotografia, e questo rappresenta il mio lavoro.

Come certamente sapete, sul vostro blog

http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it

a titolo “L’insostenibile leggerezza del pixel” il giorno 21 dicembre è stato pubblicato un post che ha generato una vivissima discussione.

La tesi sostenuta (certo, da un singolo giornalista, ma apparentemente supportata – nei fatti – dalla linea editoriale della testata) descrive in toni positivi la sostanziale fruizione delle immagini trovate in Rete, in nome di una fraintesa condivisione, in pratica ignorando:

1) Quale sia la volontà dell’autore delle immagini, quand’anche questa volontà fosse stata apertamente dichiarata (nel caso specifico, delle immagini erano stati indicati i diritti riservati);

2) Quale sia la natura dell’utilizzo che viene fatto di queste immagini (nel caso specifico, le immagini – in parte modificate e alterate – sono state utilizzate da un Gruppo Editoriale che fa del business anche grazie all’immagine.

Il fulcro della questione è semplice, a nostro avviso articolato in due aspetti:

a) Riutilizzare, diffondere, condividere immagini e contenuti volontariamente posti a disposizione è la chiave di una nuova stupenda rivoluzione culturale, che ha sovvertito e sovvertirà il torpore di chi non vuole accorgersi della dirompente novità introdotta dalla rete. Significa condividere la conoscenza, e questo arricchisce tutti.

b) Invece, “condividere” per decisione unilaterale e traendone un vantaggio economico, da parte di soggetti che usano la Rete per attività economiche, attingendo contenuti da chi li ha resi – sì – visibili, ma con l’esplicita intenzione di non renderli disponibili, significa semplicemente rubare il frutto del lavoro altrui, confondendo le carte in tavola.

Questo non significa “condividere”: è una prepotenza, ingiusta, irrispettosa, arrogante.

Ed è illegale.

La linea editoriale seguita da la Repubblica in questo – come in altri – frangenti a mio avviso è stata in tal senso piuttosto discutibile.

Nessuna demonizzazione quindi del processo della liberalizzazione e della condivisione in Rete. Le cose sono cambiate, grazie ad internet, a vantaggio dell’umanità.

Tuttavia, nemmeno mancanza di comprensione e rispetto per il lavoro altrui.

Come fotografo professionista, come membro dell’Associazione Nazionale Fotografi Professionisti – TAU Visual, ma soprattutto come persona, come lettore e come autore, vi chiedo di riconsiderare le posizioni della Testata e del Gruppo Editoriale. Certo che dimostrerete, nei fatti, il rispetto per il lavoro altrui, colgo l’occasione per salutarvi con cordialita’.

Grazie!

~ di raw82 su dicembre 23, 2010.

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