Pellicola, telefonini e professione
Leggo sempre con piacere il Foto-Notiziario, una rivista storica dedicata al mondo della fotografia professionale, anche se leggendo la posta dei lettori spesso mi capita di essere in totale disaccordo con le tesi enunciate. In uno degli ultimi numeri mi sono saltate all’occhio due lettere inviate da due professionisti per due motivi diversi. La prima lamentava il non riconoscimento di un guasto a una reflex digitale, scoperto a garanzia scaduta, perché lavora ancora molto in analogico . “ …ma scopro che la garanzia per noi professionisti dura solo un anno…“ dice desolata la collega. L’altra lettera, invece, lamentava “l’avanzamento del dilettante nei riguardi del professionista” (?) nel settore dei matrimoni. “Ora il problema è maggiore, dice, perché l’avvento del digitale …ha favorito i non professionisti. I matrimoni stanno diminuendo e non è giusto avere anche la concorrenza di persone che non rischiano niente”.Anche questo collega dichiara che i suoi lavori di matrimonio “vengono eseguiti tutti con la pellicola, perché non serve il computer per trasmettere un’emozione”.
Tutto questo nel 2009.
Premetto che non sono un matrimonialista, che ho iniziato con la pellicola e che sono un profondo sostenitore della tecnologia binaria. Viene da pensare che è quantomeno strano che una professionista non sappia che il periodo di garanzia per un uso professionale della macchina fotografica e già da tanti anni limitato, rispetto ad un uso amatoriale. Viene anche da pensare che la solita tiritera sull’abusivismo e sulla “concorrenza” amatoriale lascia il tempo che trova. Primo perché in genere gli abusivi sono le stesse persone che in estate in periodo di forte lavoro i professionisti usano come collaboratori, secondo perché non esiste nessuna legge che imponga a una persona di utilizzare un fotografo professionista per farsi ritrarre il giorno del suo matrimonio. E soprattutto perché le “emozioni” soprattutto di tipo anglosassone , sono ormai morte e seppellite. Basta navigare in rete o guardare i mensili della Condè Nast per capire che l’epoca delle atmosfere trasognanti è finita da tempo. Il mancato approccio al nuovo, che è già in evoluzione, non può essere mascherato con le solite parole sulla presunta superiorità intellettuale della pellicola. “Forse basterà un telefonino per i prossimi matrimoni” dice il collega, e mai previsione è stata tanto azzeccata. Il mondo della fotografia è in rapida evoluzione, probabilmente la professione come la conosciamo ora tra dieci anni scomparirà, tutto sta a capire come si trasformerà.
Mimmuzzo, sono d’accordo, e credo che non ci sia nessuna ragione di ritenere che un professionista sia in grado di ritrarre qualcosa di emozionante piu’ di qualsiasi “dilettante”. Le emozioni sono soggettive e, di certo, non si misurano con le inquadrature, le aperture del diaframma, ecc…
Pero’, nella fotografia, c’e’ ancora un parametro che fa la differenza in termini di qualita’, e non mi riferisco alla tecnologia utilizzata, ma piuttosto all’esperienza. Io e te possiamo fare un servizio fotografico, magari riusciremo a suscitare le stesse emozioni, ma la qualita’ del tuo lavoro, che inizia ancora prima di assemblare l’obiettivo al corpo macchina, fara’ la differenza rispetto al mio. E, questo, credo che varra’ per sempre. D’altronde e’ il motivo per cui la qualita’ si paga, ed e’ giusto cosi’.